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Questo testo si sofferma su un aspetto fin qui trascurato della pur ricca bibliografia del duce, quella sulle sue ultime ore di vita, non delle vicende storicizzate in numerosissime ricostruzioni fra cronaca e storia, ma il suo stato d'animo interiore, durante l'ultima notte trascorsa a Dongo, il suo drammatico stato d'animo dal quale riaffiorano momenti della sua vita, una rivisitazione autobiografica dei picchi salienti della sua vicenda umana e politica. Una ricostruzione intima, personale, aliena da una facile retorica, un confronto senza infingimenti con se stesso e il suo passato. Senza tanti preamboli l'autrice si immedesima nel suo personaggio, gli dà la parola, e Mussolini nella sua macerazione interiore, senza farsi soverchie illusioni, pensa con tragico realismo all'imminenza della sua fine, poiché non è stato catturato dagli americani, come sperava, ma preso in consegna dai partigiani mentre, mimetizzato in un cappotto tedesco, cercava di espatriare. Condotto a Dongo, ci passa l'ultima notte della sua vita e, nel corso di quelle interminabili ore, rivive il film della sua vita, dagli anni della inquieta giovinezza fino all'ultimo atto, passando per mille traversie.